Il congelamento delle acque costiere del mar Nero in Romania
Un evento molto raro e con gravi conseguenze:
il congelamento delle acque costiere del mar Nero in Romania.
I primi mesi del 2006 sono stati caratterizzati da un’ondata di gelo che ha duramente provato i
Paesi dell’Europa dell’Est e creato gravi problemi alle loro popolazio ni. In Italia si è parlato
molto di questo sia in rapporto ai disagi subiti dagli abitanti dell’Europa orientale, sia alla
diminuzione delle forniture di gas provenienti dalla Russia e, in parte, trattenuto dall’Ucraina per
far fronte a questa difficile congiuntura.
Abbiamo ricevuto da Carlo Ceresa, che lavora in Romania, un’interessante documentazione
fotografica commentata ed integrata da una studiosa rumena residente in Italia.
Il clima della Romania, grazie alla posizione geografica del Paese, è di tipo continentale temperato.
Soprattutto nella Dobrugia, regione costiera in cui il Danubio si getta nel mar Nero, per la vicinanza
dei grandi spazi continentali russi, arriva un vento freddo (chiamato Crivat) che soffia da nord-est a
sud est. Causa inverni molto rigidi con conseguente congelamento del corso e del delta del Danubio
per un periodo di due-tre mesi all’anno. Nell’est remità sud-orientale de l Paese dove si sono
maggiori i benefici della marittimità il clima è invece più mite.
Così il litorale rumeno del Mar Nero - da Costan za (la più importante città della costa, con una
popolazione di oltre trecentomila ab itanti, conosciuta come Tomis fi n dai secoli VII – VI a.C.) a
Mangalia - è stato toccato, tra metà gennaio e metà febbraio 2006, da un evento molto raro: il
congelamento delle acque costiere del mar Nero. Tale situazione non è stata determinata solo
dall’abbassamento della temperat ura fino a 30 gradi so tto zero, ma anche dalle raffiche di vento
gelido che, raggiungendo i 60 km orari, hanno “sp azzato” l’abbondante coltre nevosa dalla terra al
mare. Secondo la Capitaneria zonale di Costanza, a causa delle cattive condizioni meteorologiche, il
mare si è gelato fino a un chilometro dalla costa. Nel tratto di mare di fronte a Costanza lo spessore
del ghiaccio è arrivato a oltre 30 cm: ciò non si verificava da ben 31 anni. In tale situazione,
“camminando sul mare”, si poteva “esplorare un nuovo territorio” esteso fin oltre le dighe di
protezione. Inoltre, tra lo stupore della popolazione e l’interesse degli studiosi, la superficie del
mare congelandosi all’istante, assumeva la forma delle onde, modellando una banchisa dalla
peculiare forma ondulata.
L’evento anomalo, presentatosi sul litorale rumeno, è dovuto al concatenarsi di tre fattori:
a) i fondali marini poco profondi;
b) l’eccezionale abbassamento della temperatura;
c) il probabile alto tasso di inquinamento delle acque che ne ha prodotto l’abbassamento della
salinità favorendo il congelamento.
Questo fatto, a cui gli esperti hanno dato particolare
rilievo, rappresenterebbe un segnale negativo, in rapporto alle condizioni ambientali. Si noti
che il mar Nero, essendo un bacino chiuso, presenta una salinità superiore a quella di altri di
altri mari più aperti.
Il mare ghiacciato alla riva ha comportato la chiusura temporan ea dei porti costieri rumeni quali
Costanza, Midia, Navodari, Mangalia e quella del canale di Sulin a (che collega il Danubio al Mar
Nero) che ha bloccato il porto fluviale di Tulcea.
L’abbassamento delle temperature ha determinato al tresì la formazione di lastre di ghiaccio sul
Danubio che, unite quelle provenienti dall’affluente Siret, hanno prodotto un congelamento del 90%
della superficie del fiume nella pr ovincia di Tulce - ci si riferisc e all’intero territorio rumeno del
Delta - impedendo l’accesso delle navi e la normale navigazione fluviale. In effetti, nell’arco di una
settimana, il livello de lle acque del Danubio si è abbassato di circa un metro ed il calo della
temperatura ha prodotto il formarsi di ponti di ghiaccio che hanno ad dirittura collegato le sponde
opposte dei bracci piuttosto larghi del Danubio.
Massiccio è stato l’intervento delle Autorità ru mene che, con l’impiego di molti mezzi meccanici e
di oltre ventimila uomini, si sono adoperate per riaprire le vie d’acqua, ripristinando la navigazione
marittimo-fluviale per alleviare, innanzi tutto, i disagi delle popolazioni.
L’aumento delle temperature ha cont ribuito al superamento di questa fa se critica, ma le migliorate
condizioni climatiche, non sono prive di conseguenze negative legate al disgelo e, quindi, alle piene
dei corsi d’acqua.
Irina Virginia Dragulanescu
Messina, Dipartimento di Scie nze Economiche, Finanziarie,
Sociali, Ambientali e Territoriali dell’Università;
Sezione Sicilia